Salva l’acqua e bevi Freisa

Chieri

SALVA L’ACQUA E BEVI FREISA

“Piemonte DiVino”

di Fabrizio Salce

Metti una sera d’estate, una compagnia di colleghi giornalisti e 8 produttori di vino Freisa. Poi metti un locale carino e romantico posizionato sulla collina di Chieri, a pochi passi dalla meravigliosa Torino, aggiungi uno chef catanese e la voglia di trascorrere qualche ora spensierata. In più, come nota affettiva personale, inserisci il fatto di essere a soli 10 km dalla Basilica di Superga. Non centrerebbe nulla il luogo appena citato nel contesto della serata, se non che per il sottoscritto e motivo di ricordi indelebili scolpiti nel cuore. Io a Torino non ci vivo più da tanti anni ma ci sono nato, e a Superga ho memorie di bambino, di ragazzo, di uomo adulto e di uomo maturo: rivederla è sempre una grande emozione.

Ci accomodiamo ai tavoli con altre persone che hanno deciso di aderire all’evento enogastronomico.

La serata rientra nel percorso denominato “Piemonte DiVino” – Emozione enogastronomica del nostro Territorio – organizzato da Italyfortrade con la collaborazione di Slow Food Piemonte.

Quando menzioniamo il Freisa parliamo di un vitigno storico che affonda le sue radici nei secoli: si hanno notizie che risalgono al 500. La sua presenza oggi si concentra particolarmente in alcune zone dell’astigiano e nel comprensorio territoriale che abbiamo raggiunto in provincia di Torino.

In realtà l’antico vitigno autoctono piemontese lo troviamo anche in provincia di Alessandria e in quella di Cuneo. Almeno due le varietà del vitigno: Freisa Grossa e Freisa Piccola. Tra le D.O.C. Freisa d’Asti e Freisa di Chieri. Per quanto concerne Chieri non è sbagliato dire che è il vino di Torino. Durante la serata in abbinamento alle portate della cucina assaggiamo differenti espressioni di Freisa, dalle bollicine al Fresia fermo, il vivace e il superiore per arrivare a quello chinato.

Alterniamo Asti con Chieri e vice versa, assaggiamo le varie declinazioni enologiche dei produttori presenti. Tra i colleghi c’è chi assaggia e memorizza, chi prende nota scrivendo le sensazioni provate dopo aver posato le labbra sul bicchiere, chi scatta fotografie alle bottiglie e ai piatti scelti per gli abbinamenti. La serata scorre piacevolmente, ci vengono servite ricette differenti tra loro provenienti dalla tradizione miscelata alla fantasia del giovane chef Davide Cristaldi. Si va dal japan buns con salsiccia e misticanza croccante, alla battuta di fassona di razza piemontese. Si passa dalle chiocciole di Cherasco 2.0 su fondo di patate e vaniglia, per poi arrivare al tuorlo d’uovo adagiato su sedano rapa e arricchito dal formaggio Castelmagno. Intanto alterniamo i vini delle cantine. Ci vengono serviti i “plon” di pomodoro ripieni di coniglio grigio di Carmagnola (un richiamo esplicito ai celebri “plin” piemontesi ma di dimensioni più sostenute) e le animelle di vitello con salvia e spinaci.

Tra una portata e l’altra, un vino e l’altro, a Piera si uniscono, alternandosi negli interventi, i fiduciari di zona di Slow Food, alcuni dei produttori, i responsabili del locale. Già, il locale. Sto parlando del ristorante “Cascina Lautier” un’antica dimora padronale incastonata nel verde smeraldo della collina chierese.

I vari Freisa che assaggio, in realtà che bevo, non mi dispiacciono affatto, qualcuno ha una marcia in più rispetto ad altri ma la media qualitativa mi pare proprio buona. E’ vino che merita una ricollocazione importante nel panorama enologico della Regione, quel posizionamento che, prima del grande sviluppo industriale e il conseguente spopolamento delle campagna era di regola.

“Save water drink Fresia” (Salva l’acqua e bevi Freisa) recita una maglietta che un produttore ha esposto in bellavista vicino alle bottiglie, e io in tutta sincerità rispondo: “Why Not!?!?”. Perché no!!!

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