Mondo
Il distillato che arriva dal Brasile
di Gianni Romito
“Un Vodka Martini agitato, non mescolato”, Il primissimo James Bond incarnato da Sean Connery, riscriveva così nel 1962 la storia del Martini cocktail. Fino ad allora il noto pre-dinner era a base di gin ed era mescolato, non shakerato. Le vendite di Vodka schizzarono alle stelle e quel prodotto, che fino ad allora era quasi sconosciuto al grande pubblico divenne una sorta di must della vita notturna.
Fatte le debite proporzioni e tenuto conto del decisamente minore impatto mediatico che si avrà, in questi mesi sentiremo almeno due volte al giorno Giusy Ferreri cantare al suo bello che vuole passare una notte nella favela (mah… si sarà mica ammattita?!?) guardando la luna piena e bevendo Cachaca. Mi aspetto che questo lavaggio del cervello fatto via radio e podcast porterà orde di bevitori ai banconi del bar, per ordinare Cachaca, ammesso che si capisca bene come pronunciarla. Ma capiamo bene, prima di tuffarci nei fumi dell’alcool, di cosa si tratta precisamente e come e quando bere questo distillato diffusissimo in Brasile.
La “Cachaca” è un distillato da canna da zucchero (se state pensando al Rum, aspettate un attimo, non è propriamente Rum!). In Brasile se ne produce qualcosa come un miliardo e trecentomila litri, di cui una minima parte viene esportata e viene utilizzata per fare il cocktail Caipirinha. Ebbene si! Ecco che tutti almeno una volta abbiamo bevuto allora questa famosa Cachaca durante le nostre notti brave.
La Cachaca si ottiene dalla distillazione della canna da zucchero, molto diffusa in Brasile. Si distingue dal Rum per un gusto più ruvido e duro, anche se il Brasile sta portando avanti una grande operazione qualità che addirittura in alcuni spunti “markettari” azzarda a definirla il “Rum del Brasile”.
Ma esistono le Cachaca di qualità? Si esistono. Proprio come il Rum, alcune si producono con la melassa, mentre altre con la canna da zucchero vergine. Alcune possono vantare un profilo morbido e avvolgente, talvolta anche con sapienti invecchiamenti. La maggior parte invece, come dicevamo, si presenta con un gusto molto duro da affrontare e ruvido al contatto. Pertanto ne troviamo soprattutto, di discutibile qualità, nei locali da ballo e nei bar. LaCachaca dopotutto nasce come un prodotto povero, adatto ad alimentare un popolo ridotto in una condizione di sostanziale schiavitù. Un tempo chi beveva la Cachaca veniva assimilato a uno stato sociale umile, miserabile, da cui nascondersi per evitare l’emarginazione. Molto interessante l’aneddoto secondo il quale la tradizionale forma della bottiglia, schiacciata e dalla forma prensile, si prestava per essere nascosta sotto le ascelle, per essere bevuta al riparo da occhi indiscreti. Oggi la Cachaca si sta trasformando in una bevanda ricercata, grazie anche ad una maggiore attenzione verso la produzione, la distillazione in alambicchi e l’invecchiamento in barrique in legni vari, al punto che chi beve oggi la Cachaca sono ricchi turisti in cerca di notti brave alla Giusy Ferreri.